Gli ingredienti necessari per la preparazione dell'impasto sono pochi e semplici, ossia farina, acqua, sale marino e lievito. Tuttavia, quello che è fondamentale è la quantità di ciascun ingrediente, nonché la tipologia di alcuni di essi.
Per impastare la pizza va utilizzata acqua potabile, anche del rubinetto, e non acque minerali. Dovrà essere utilizzata a una temperatura ottimale compresa tra i 16 e i 22°, caratterizzata da un pH di 6-7 e da una durezza media.
Contrariamente a quanto si può pensare, l'acqua è il primo ingrediente che andrà inserito all'interno della macchina impastatrice, avendo cura di regolare tutti gli altri componenti relazionandoli a un litro di acqua. Più avanti si riporteranno i valori precisi dei quantitativi di ciascun ingrediente, rapportato a un litro di acqua.
Per un litro di acqua sarà necessario utilizzare circa 40-60 g di sale fino da cucina. La differenza di grammatura è dovuta a una serie di fattori che vanno dal tipo di sale che si usa alle caratteristiche dell'acqua: questi, infatti, possono portare a un impasto più o meno dolce per cui si dovrà optare per una quantità maggiore o minore di questo ingrediente a seconda dei casi nonché dei gusti del mastro pizzaiolo.
Oltre a garantire il giusto sapore alla pizza, si tratta di un elemento fondamentale per l'impasto in quanto contribuisce a garantire la giustaelasticità e compattezza alla pasta. Di fondamentale importanza la relazione di tempo con cui vengono inseriti sale e lievito: come verrà evidenziato nel paragrafo successivo relativo alle modalità di impasto, gli ingredienti non possono essere semplicemente inseriti all'interno dell'impastatrice ma si dovranno rispettare tempiprecisi.
Il lievito storico, utilizzato per la pizza napoletana è il lievito di birra, cioè il Saccharomices cerevisiae, un prodotto biologico caratterizzato da un grado di acidità basso e un sapore neutro. Il Disciplinare della pizza napoletana permette tuttavia anche l'uso di altri tipi di lievito, purché l’origine naturale. Si può inoltre fare uso di una percentuale di lievito di birra secco, pari al 30% circa, ossia a 1/3 di quello fresco.
Per quanto riguarda invece il celebre lievito madre, questo deve essere utilizzato in percentuale variabile tra il 5 e il 20% sul totale della farina utilizzata. La scelta della percentuale può essere definita dal pizzaiolo in base a esigenze specifiche o gusti personali.
Sono invece assolutamente vietati tutti i lieviti chimici e quelli secchi addizionati con miglioratori.
In relazione alle quantità di lievito, bisogna ricordare che non sono direttamente proporzionali alla quantità di acqua, ma diminuiscono con l'aumentare di quest'ultima. Se, quindi, si intende preparare un impasto a partire da un litro di acqua, si dovranno utilizzare circa 0.30 grammi di lievito: se, però si fa uso di cinque litri di acqua, la quantità di lievito non sarà di un grammo e mezzo ma solo di un grammo circa.
Particolare cura deve essere riposta nella scelta della farina: questa deve essere di grano tenero e di tipo 00 oppure di tipo 0 e in peso variabile tra 1.6-1.8 kg per ogni litro d'acqua. Come per il sale, anche per la farina la differenza di peso è da attribuire a diversi fattori che vanno dalla lavorabilità ai gusti personali.
Sicuramente ci si starà chiedendo come mai è possibile utilizzare due differenti tipologie di farina per l'impasto. Prima di rispondere, ricordiamo che storicamente, nella patria della pizza, sono solo due le farine che si potevano ritrovare, cioè proprio la 00 e la 0. Farine più forti, come la Manitoba, che viene regolarmente usata per le pizze di produzione domestica, hanno origine in America e solo più recentemente sono apparse sui mercati italiani.
Tuttavia, il Disciplinare della pizza napoletana non parla solo di farina di tipo 00 e 0 ma anche di tutte le caratteristiche tecniche che deve avere tale farina. Nello specifico, per quelle di tipo 00, si dovrà avere un valore di forza W compreso tra i 250 e il 320 e un rapporto P/L compreso tra 0.55 e 0.70. Si ricorda che questi valori permettono di differenziare le varie tipologie di farina in relazione al contenuto in glutine e alla loro modalità di panificazione.
Proprio in relazione al glutine va detto che esso dovrà essere contenuto in percentuali che vanno dal 9.5 all'11.5% mentre le proteine totali dovranno risultare comprese tra i valori di 11 e 13.5%. Si ricorda che la quantità di glutine è fondamentale per realizzare una pastaelastica e lavorabile; inoltre, è proprio questo parametro che influenza la velocità di lievitazione della pasta per cui è fondamentale che le farine selezionate rispettino i valori previsti dal Disciplinare.
Se si fa uso di una farina di tipo 0, invece, questi valori sono pressoché gli stessi ma cambiano altri parametri, tra cui quello di ceneri totali e altre specifiche tecniche tipiche delle farine. In linea di massima, tuttavia, la farina di tipo 0 viene usata in aggiunta a quella 00, con percentuali che non superano il 20%.
La fase di preparazione è particolarmente delicata. Per prima cosa va detto che considerata l'elevata quantità di impasto che si deve produrre mediamente ogni giorno, è necessario fare uso di impastatrici specifiche, ossia a forcella, a spirale oppure a braccia tuffanti. Queste devono avere necessariamente un cestello rotante e caratterizzato da angoli smussati, in modo da avere la certezza di una corretta procedura di impasto.
Come già sottolineato, il primo ingrediente da cui si deve partire è l'acqua, al quale si dovranno aggiungere gli altri componenti facendo attenzione ai tempi di contatto tra il sale e il lievito che non devono superare i cinque minuti. Un tempo maggiore all'interno dell'impastatrice può portare a un danno delle cellule del lievito che, quindi, non riuscirebbero a crescere correttamente.
Un altro aspetto che non permette una corretta panificazione riguarda il tempo di lavorazione: tempi eccessivi, infatti, portano a un riscaldamento meccanico dell'impasto dando vita a un fenomeno comunemente definito dai pizzaioli incordatura, che porta a uno sfibramento della pasta con completa perdita di elasticità ed estendibilità.